Ho vissuto questi anni di esperienza in carcere come una “palestra” che mi ha esercitato all’ascolto, alla comprensione, al rispetto, in un lavoro interiore costante, di abbattimento dei pregiudizi e di sospensione del giudizio per poter riconoscere le persone come più grandi del reato commesso.
Non è stato un semplice lavoro interiore, mi ha richiesto una continua modifica e rettifica di me stesso, del mio modo di pensare e di guardare, anche il mondo esterno al carcere. Questa esperienza mi ha fatto crescere e mi ha cambiato profondamente… quando si vivono certe esperienze, incontri le persone e le loro storie, non è più possibile far finta di non aver visto e fare a meno di esserne coinvolto, e di mettersi in gioco…
Come volontario, sostengo la necessità di “allenarsi al perdono”, per riuscire ad abbattere i pregiudizi e vedere la persona, la sua storia e la sua sofferenza al di là del reato che può aver commesso.
Dal 2016 ho elaborato con i miei bambini di catechismo questi pensieri, coinvolgendo i loro genitori e detenuti/e con figli più o meno della stessa età, in una profonda esperienza umana per tutti.
In carcere ho incontrato persone che hanno avuto la volontà e il coraggio di riscattarsi, percorrendo una strada in faticosa salita, nel discernimento della propria vita, alla riscoperta di sé stessi con l’aiuto della fede e della speranza.