030 42322 volca.bs@gmail.com
Rinascere, ritornare alla socialità, grazie ai volontari del Vol.Ca

Rinascere, ritornare alla socialità, grazie ai volontari del Vol.Ca

Aiutare i detenuti e i loro familiari è lo scopo di Volontariato Carcere (Vol.Ca), la realtà che opera sul territorio dal 1987

Un’occasione per rinascere: è questa la mission di Vol.Ca (Volontariato Carcere), il gruppo di volontariato dedito all’azione pastorale nelle carceri. Nata nel 1987 per volontà del Vescovo, nel 1995 diventa ufficialmente un’associazione dotata del proprio statuto. Nel 2019, con la riforma del Terzo Settore, diventa un’organizzazione di volontariato. Ad animare Vol.Ca, oltre alla stretta collaborazione con la struttura penitenziaria, gli educatori e le altre associazioni di settore, sono i valori cristiani del gruppo. “Siamo un’emanazione della Caritas diocesana – spiega Caterina Vianelli, presidente Vol.Ca –. Come dichiarato dall’articolo 2 del nostro statuto, operiamo in sintonia con la pastorale carceraria della Diocesi”. Aiutare i detenuti e i loro familiari è da sempre lo scopo di Vol.Ca. “I nostri volontari operano all’interno delle carceri bresciane, facendo colloqui, opere di ascolto e sostegno morale, organizzando il catechismo e la messa, occupandosi del magazzino del vestiario, collaborando con la Caritas nella gestione dello sportello del Segretariato Sociale in Carcere, che è nato nel 2015 con il Giubileo della Misericordia e, nella sezione femminile, impartendo un corso di cucito. Durante il lockdown il servizio è stato sospeso anche se, collaborando con gli educatori, siamo sempre intervenuti in caso di bisogno immediato – afferma Caterina Vianelli –. La nostra azione all’esterno è continuata: nella sede di via Pulusella, incontriamo i familiari dei detenuti”. Non solo: Vol.Ca ha a disposizione anche cinque appartamenti in Brescia, tre forniti “a titolo gratuito” dal Comune, gli altri due in affitto alla Congrega della Carità Apostolica. “L’housing sociale – continua – è un servizio fonda-mentale perché permette alla persona di reinserirsi nella società. Ciò che fa la differenza è il lavoro, perciò cerchiamo di collaborare con le varie cooperative, come quella di Bessimo, per riuscire ad assistere tutti al meglio. Inoltre, in queste strutture, permettiamo anche lo svolgimento di permessi-premio”. Sono circa 50, con un’età media di 65/70 anni, i volontari di Vol.Ca che si donano agli altri. “È un volontariato totalmente gratuito, ma spesso non facile. Durante l’anno, organizziamo degli incontri di formazione in collaborazione con l’associazione ‘Carcere e Territorio’: durante la pandemia, abbiamo optato però per una formazione totale alla persone – conclude la Vianelli –. Tra l’altro, alcuni ex detenuti diventano volontari. Molti di loro, infatti, rimangono colpiti dalla gratuità del servizio: dedicare loro del tempo, a costo zero, fa acquistare loro molta fiducia, fa pensare che valgono ancora”.

Intervista

DI ELISA GARATTI

Fine pena mai

Fine pena mai

“Fine pena mai” è il termine tecnico con il quale si definisce la condanna all’ergastolo. “Fine pena mai” è la condizione in cui vivono la maggior parte dei detenuti una volta saldato il conto con la giustizia. Escono ma si portano addosso lo stigma (l’impronta) del carcere. In molti casi, oltre ai legami familiari da ricostruire e rinsaldare, agli affetti e alle relazioni perduti, si ritrovano senza prospettive lavorative e, spesso, senza un tetto sotto il quale vivere. Gli errori che hanno commesso sono un fardello (fisico e psicologico) pesante da sopportare. È miope la società che non pensa di recuperare (rieducare) i detenuti. Non è solo una questione di diritti calpestati ma anche di tenuta della stessa polis. Inserirsi in una comunità significa non cadere facilmente nella rete della criminalità o non finire nel tunnel dell’indigenza. È ingiusta una società che viene meno al rispetto del mandato costituzionale sul ruolo educativo delle strutture di detenzione. È colpevole una società che non crea le condizioni per far sì che le persone possano riscattarsi e ripartire. È disumana una società che permette a sei persone di vivere in celle da due metri per due. Ci sono sul territorio cooperative e realtà aziendali capaci di offrire un’altra opportunità. Ci sono anche diverse parrocchie, penso a Santa Maria in Silva e a Fiumicello ma non solo, che hanno accolto detenuti per le misure alternative alla pena. In tanti, per fortuna, riescono a studiare, a formarsi e a imparare un nuovo lavoro. Molto si è fatto grazie alla professionalità e alla sensibilità di chi si prende cura, anche a livello professionale, di questi uomini e donne, ma molto si può ancora fare. Inizia il nostro viaggio mensile nelle strutture di detenzione bresciane (Nerio Fischione e Verziano). Cercheremo di dare voce ai detenuti, agli operatori (guardie, psicologi, educatori, cappellani…) e alle realtà di volontariato che operano dentro. L’immagine di copertina riprende il quadro di Van Gogh “La ronda dei carcerati” realizzato a fine Ottocento nel quale i prigionieri camminano in cerchio rassegnati, tutti con la testa china. Soltanto uno si gira verso di noi e ci guarda. Ci chiedeva e ci chiede una maggiore consapevolezza. Ci chiedeva e ci chiede di aiutarlo a riprendere in mano la sua vita.

L’EDITORIALE
DI LUCIANO ZANARDINI
ADDIO AD ALESSANDRO ZANIBONI, UNA VITA PER LA GIUSTIZIA

ADDIO AD ALESSANDRO ZANIBONI, UNA VITA PER LA GIUSTIZIA

La notizia non è stata un fulmine a cielo sereno, ma ha suscitato commozione e dolore a Palazzo di Giustizia. Ieri mattina è morto Alessandro Zaniboni, 57 anni, magistrato del tribunale di Sorveglianza di Brescia. Da anni lottava con una malattia che lo aveva lentamente segnato nel fisico, ma non nello spirito.

Appassionato di giustizia, amava il suo lavoro ed era molto stimato dai colleghi e dagli avvocati per equilibrio e competenza. Entrava nelle scuole per parlare agli studenti e spiegare che il carcere non era la soluzione di tutti i problemi, ma che la funzione rieducativa della pena è prevista dalla Costituzione. Un modo per avvicinare i giovani a un tema complesso.

Tifosissimo del Brescia, nei corridoi del tribunale ogni incrocio era l’occasione per parlare di calcio.

Andrea Cittadini

Ricordo dei detenuti della Casa di Reclusione di Verziano del

Dott. Alessandro Zaniboni, Magistrato di Sorveglianza del Tribunale di Brescia

I detenuti della Casa di Reclusione di Verziano desiderano porgere le più sentite condoglianze alla famiglia del dottor. Alessandro Zaniboni per la prematura perdita del loro caro.

Siamo riconoscenti per le attenzioni che egli ha da anni dimostrato verso di noi in modo particolare per il nostro percorso di riavvicinamento alle nostre famiglie favorito dalla promozione di percorsi riabilitativi e alternativi alla pena in vista di un nostro autentico cambiamento.

Siamo portati a pensare che la vita sia bella solo se vissuta senza sofferenze, ma non è così.

Ogni stagione ha la sua bellezza ed anche nell’inverno della morte ci si ricorda che in tutto c’è un ciclo. Non esiste una definizione di ciò che è vita e di ciò che è morte. È nella sua sofferenza signor Zaniboni che avrà sicuramente trovato la vita. Anche l’universo segue il proprio ciclo di nascita e di morte e questo lo rende immortale.

Buon viaggio Dott. Zaniboni e se riesce vegli anche su di noi

 

I detenuti di Verziano

Volontariato carcere missione che continua

Volontariato carcere missione che continua

Ripartono attività e occasione di sostegno concreto

Il carcere non può essere una parentesi buia, uno spazio da relegare nell’ombra. Deve rappresentare innanzitutto il luogo in cui si realizza il riscatto sociale della persona detenuta, la porta attraverso cui si passa per ritornare, trasformati, alla vita comunitaria . La missione che l’associazione VolCa (Volontariato Carcere) guida da oltre trent’anni è perfettamente sintetizzabile nelle parole appassionate della presidente Caterina Vianelli. Organizzazione di volontariato e non più Onlus a seguito della riforma del Terzo Settore, la realtà associativa si riaffaccia finalmente all’esperienza di relazione con la popolazione dell’istituto di reclusione di Verziano e della Casa circondariale Nerio Fischione dopo essere stata obbligata a mantenere la distanza durante la lunga stagione pandemica. Stanno riprendendo in questi giorni, animate da un gruppo formato da 45 volontari laici e supporto dai cappellani don Faustino Sandrini e don Adriano Santus, le numerose attività culturali, pastorali, di animazione e socializzazione promosse all’interno delle mura carcerarie per offrire occasioni di conforto e sostegno morale. L’impegno del VolCa è orientato a coltivare tanto le peculiarità socio-emotive, espressive e spirituali dei detenuti – da qui i corsi di arte terapia e i laboratori sartoriali, l’animazione della messa e gli incontri di catechismo, lo sportello di Segretariato sociale garantito in collaborazione con la Caritas – quanto i bisogni materiali che attengono alla vita quotidiana: i volontari gestiscono un magazzino attraverso cui forniscono biancheria intima, vestiario e calzature ai detenuti appena arrivati e a quelli, soprattutto stranieri, che non possono contare sull’aiuto dei familiari. Nei tre appartamenti messi a disposizione del Comune e nei due della Congrega della Carità Apostolica sono accolti i detenuti giunti a fine pena e che godono di permessi premio oppure quelli che beneficiano di misure alternative alla detenzione: Lo sportello di ascolto nella sede di via Pulusella serve per orientare nella ricerca di un’abitazione o di un lavoro, oppure per dare una mano alle famiglie nel pagamento di bollette o rette scolastiche – ha spiegato Vianelli, ribadendo – il valore di un percorso di accompagnamento capace di ricondurre nella società ed evitare il più possibile la recidiva del reato .

D.Vit.

Mano amica del “VolCa”

Mano amica del “VolCa”

L’associazione Volontariato Carcere si lascia alle spalle un anno che non potrà essere dimenticato e riprende a erogare i suoi servizi a favore di una realtà, quella carceraria, già tanto debole e isolata.

Ripartono le attività del “Vol.Ca.”. L’associazione Volontariato Carcere si lascia alle spalle un anno che non potrà essere dimenticato e riprende erogare i suoi servizi a favore di una realtà, quella carceraria, già tanto debole ed isolata. “Se volgiamo lo sguardo all’anno passato – afferma la presidente, riconfermata per il prossimo triennio, Caterina Vianelli -, possiamo scorgere la luce dell’impegno, della responsabilità, della generosità di un servizio che, in modi diversi, ciascuno di noi ha saputo donare ad una realtà di grande emarginazione, quale è quella della reclusione”.

I colloqui con i detenuti. Nelle due strutture di Brescia e di Verziano potranno ora riprendere i colloqui con le persone detenute riguardanti informazioni di carattere generale o volti a fornire un sostegno morale e un aiuto nel percorso di reinserimento sociale, gli incontri di catechismo, l’animazione della Messa, il magazzino del vestiario, lo sportello del Segretariato Sociale sorto per iniziativa della Caritas come segno giubilare della presenza della Chiesa bresciana in carcere, il corso di sartoria e gli accompagnamenti per i permessi premio.

La sede riaperta. Potrà essere finalmente riaperta anche la sede di via Pulusella il cui personale gestisce pratiche amministrative, fornisce ascolto e sostengo anche economico a ex detenuti e ai loro familiari, offre un servizio di domicilio postale a persone prive di residenza, si occupa del rinnovo delle convenzioni per i lavori di pubblica utilità e coordina un magazzino con beni di prima necessità e prodotti per l’igiene personale.

L’accoglienza. Il “Vol.Ca.” ha in carico anche sei appartamenti per dare ospitalità a persone detenute in permesso e in misure alternative alla pena. “Abbiamo potuto mantenere aperti solo gli appartamenti, dove si sono accolti detenuti che la direzione del carcere e l’Uepe hanno preferito far uscire per limitare le possibilità di contagio”.

Le iniziative future. Nel corso dell’ultima assemblea sono state indicate anche le future iniziative che si ritiene opportuno mettere in campo. “Siamo alla ricerca di nuovi volontari necessari per avere energie nuove per lo svolgimento delle attività e cerchiamo la collaborazione con enti e istituti del territorio utili per aumentare la sensibilizzazione su questi temi. Cerchiamo di operare per favorire il più possibile l’alleggerimento delle strutture penitenziarie, finché non arriverà a compimento la realizzazione del nuovo carcere”.

Il sovraffollamento. Attualmente nelle carceri italiane sono recluse 53.661 persone, a fronte di una capienza di 47.445. Siamo lontani dalla quota 60.000, registrata nel picco dell’anno scorso, ma la situazione desta comunque allerta, in particolare nella situazione post-pandemia. Nella particolare categoria del sovraffollamento delle carceri, una recente indagine mette purtroppo il nostro Paese l’ultimo posto. E il “Nerio Fischione” di Brescia è da sempre tra i peggiori istituti penitenziari italiani. “Le iniziative che proponiamo –  conclude la presidente – sono in linea con le affermazioni del Ministro della Giustizia Marta Cartabia quando dice che “la certezza della pena non è la certezza del carcere, che per gli effetti de socializzanti che comporta, deve essere invocato quale ex trema ratio”. Il tema del sovraffollamento, come afferma il Ministro, è una questione “da affrontare su una pluralità di fronti” e sono da valutare misure alternative alla detenzione, soprattutto nei casi di “pene detentive brevissime”.

Vittorio Bertoni