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Raccolta di alimenti per Natale

Raccolta di alimenti per Natale

L’ufficio del Garante dei Diritti delle Persone
private della Libertà personale del Comune di Brescia

In collaborazione con l’Associazione Carcere e Territorio Onlus, l’Associazione Volca la Camera Penale di Brescia La Coop. Bessimo, La Coop Il Calabrone, la Coop. 180 Gradi, la Coop. Fraternità e i Lions di Collebeato, promuovono, anche per quest’anno, l’iniziativa di solidarietà a favore dei detenuti degli istituti cittadini, per il periodo natalizio.
In particolare, come già accaduto nelle due scorse edizioni, le realtà bresciane sopra menzionate si rivolgono alla cittadinanza affinché, attraverso la donazione di alcuni generi alimentari, trasmetta un messaggio di accoglienza e vicinanza a chi sta scontando una pena.
“Pur consci del fatto che un dono natalizio non possa certo essere l’elemento portante sul quale fondare la necessaria interazione fra chi è “dentro” e chi è “fuori”, in un’ottica di implementazione di percorsi rieducativi inframurari, i promotori sono tuttavia convinti (anche a fronte delle positive esperienze già maturate nei due anni precedenti) che l’attenzione al mondo penitenziario in un tempo dell’anno ricco di vissuti emotivi, quale quello natalizio, possa almeno in parte alleviare le sofferenze relative all’essere lontano dai propri affetti più cari e, contemporaneamente, tenere alta l’attenzione sul contesto penitenziario spesso conosciuto solo attraverso informazioni se non del tutto infondate, almeno imprecise.”
“Pur consci del fatto che un dono natalizio non possa certo essere l’elemento portante sul quale fondare la necessaria interazione fra chi è “dentro” e chi è “fuori”, in un’ottica di implementazione di percorsi rieducativi inframurari, i promotori sono tuttavia convinti (anche a fronte delle positive esperienze già maturate nei due anni precedenti) che l’attenzione al mondo penitenziario in un tempo dell’anno ricco di vissuti emotivi, quale quello natalizio, possa almeno in parte alleviare le sofferenze relative all’essere lontano dai propri affetti più cari e, contemporaneamente, tenere alta l’attenzione sul contesto penitenziario spesso conosciuto solo attraverso informazioni se non del tutto infondate, almeno imprecise.”

La raccolta avrà per oggetto:

– Pasta (formato ½ Kg)

– Riso (Formato 1 Kg)

– Zucchero (Formato 1 Kg)

– Sale (Formato 1 Kg)

– Biscotti (Formato ½ Kg)

– The

– Caffè

– Cioccolata (Tavoletta)

– Latte (Formato 1lt)

 

Ultima data utile per la consegna: 10 dicembre!

Un grazie enorme in anticipo a chi ci darà una mano

❤ ❤ ❤

Presso il Vol.Ca. dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 12

DISCORSO DEL SANTO PADRE

DISCORSO DEL SANTO PADRE

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO ALLA POLIZIA PENITENZIARIA, AL PERSONALE DELL’AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA E DELLA GIUSTIZIA MINORILE E DI COMUNITÀ

Piazza San Pietro Sabato, 14 settembre 2019

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Vorrei rivolgervi a mia volta tre semplici parole.

Anzitutto alla Polizia Penitenziaria e al personale amministrativo vorrei dire grazie. Grazie perché il vostro lavoro è nascosto, spesso difficile e poco appagante, ma essenziale.

Grazie per tutte le volte che vivete il vostro servizio non solo come una vigilanza necessaria, ma come un sostegno a chi è debole.

So che non è facile ma quando, oltre a essere custodi della sicurezza siete presenza vicina per chi è caduto nelle reti del male, diventate costruttori di futuro: ponete le basi per una convivenza più rispettosa e dunque per una società più sicura.

Grazie perché, così facendo, diventate giorno dopo giorno tessitori di giustizia e di speranza.

Una seconda parola è per i Cappellani, le religiose, i religiosi e i volontari… Il Vangelo di Luca dice così: «È entrato in casa di un peccatore!» (Lc 19,7). Il Signore è andato, non si è fermato davanti ai pregiudizi di chi crede che il Vangelo sia destinato alla “gente per bene”. Al contrario, il Vangelo chiede di sporcarsi le mani. Grazie, perché vi sporcate le mani!

Infine una terza parola, che vorrei indirizzare ai detenuti. È la parola coraggio. Gesù stesso la dice a voi: “Coraggio”. Questa parola deriva da cuore. Coraggio, perché siete nel cuore di Dio, siete preziosi ai suoi occhi e, anche se vi sentite smarriti e indegni, non perdetevi d’animo. Voi che siete detenuti siete importanti per Dio, che vuole compiere meraviglie in voi. Anche per voi una frase della Bibbia. La Prima Lettera di Giovanni dice: «Dio è più grande del nostro cuore» (1 Gv 3,20). Non lasciatevi mai imprigionare nella cella buia di un cuore senza speranza, non cedete alla rassegnazione. Dio è più grande di ogni problema e vi attende per amarvi. Mettetevi davanti al Crocifisso, allo sguardo di Gesù: davanti a Lui, con semplicità, con sincerità. Da lì, dal coraggio umile di chi non mente a sé stesso, rinasce la pace, fiorisce di nuovo la fiducia di essere amati e la forza per andare avanti. Immagino di guardarvi e di vedere nei vostri occhi delusioni e frustrazione, mentre nel cuore batte ancora la speranza, spesso legata al ricordo dei vostri cari. Coraggio, non soffocate mai la fiammella della speranza. Sempre guardando l’orizzonte del futuro: sempre c’è un futuro di speranza, sempre.

La mano fraterna in carcere

La mano fraterna in carcere

Presentate le attività del 2018 a servizio del volontariato nelle carceri cittadine. Un servizio svolto “nella certezza che la persona vada distinta dal suo reato e in ogni volto sofferente si possa e si debba vedere quello del Signore Gesù”

Il Vol.Ca (Volontariato Carcere) nasce a Brescia nel 1987 dal volere dell’allora Vescovo, Mons. Bruno Foresti, come gruppo di persone laiche impegnate nel volontariato e come espressione ed appoggio della Pastorale Carceraria della nostra Diocesi, che opera nei due istituti carcerari della città. Era il 1994 quando il gruppo si costituì come associazione ONLUS. Nel 2018 l’associazione Vol.Ca. si è impegnata per la propria riorganizzazione, eleggendo un nuovo Consiglio Direttivo, entrato in carica il 5 aprile dello scorso anno e che vede Caterina Vianelli come presidente e Luisa Ravagnani, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale dal 2015, come vice-presidente. Durante lo scorso anno, nonostante la scomparsa di alcuni soci fondatori, tra cui lo storico presidente Angelo Canori, (che è stato ricordato, il 25 giugno, durante una santa messa all’Istituto Comboni, nel primo anniversario della sua nascita al Cielo), l’associazione bresciana ha portato avanti, con impegno, le sue numerose attività. Il 2018 ha visto quindi la ridefinizione dell’associazione e la creazione di vere e proprie Commissioni per ogni attività svolta, una riunione al mese, la partecipazione a varie conferenze ed eventi e la formazione continua dei 44 soci volontari. Il Vol.Ca. ha sede in Via Pulusella 14, in città, dov’è attivo uno sportello al quale si presentano numerose persone, per richiedere informazioni o aiuti economici.

Presso la sede è attivo inoltre un servizio di domicilio postale ed un magazzino. L’associazione gestisce anche 4 appartamenti, che fanno capo alla Congrega per la Carità Apostolica e al Comune di Brescia, tre dei quali sono destinati all’ospitalità maschile ed uno a quella femminile di persone in misura alternativa alla pena o in permesso premio. Per decisione del Consiglio Direttivo gli ospiti degli appartamenti non contribuiscono alle spese se non in forma volontaria e vengono assistiti con vitto e medicine. Durante l’anno i volontari del Vol.Ca. effettuano numerosi colloqui con i detenuti nei carceri “Nerio Fischione” e “Verziano” e sostengono i loro famigliari con visite a domicilio. Dalla fine del 2016, è inoltre attivo il Segretario Sociale promosso dalla Caritas Diocesana e sostenuto anche dall’associazione Carcere e Territorio. Compito del Segretariato Sociale è lo smistamento e la risoluzione delle richieste portate dai carcerati. All’interno dei due carceri sono anche presenti magazzini per il vestiario e i generi di prima necessità, si svolgono incontri di catechesi, si celebra la S. Messa e sono stati attivati i corsi di arte-terapia e sartoria. Il tutto nella certezza che la persona vada distinta dal suo reato e in ogni volto sofferente si possa e si debba vedere quello del Signore Gesù.

di Laura Di Palma

É un luogo che gli uccellini sorvolano impauriti – Testimonianza

É un luogo che gli uccellini sorvolano impauriti – Testimonianza

Nelle tante domande ricevute dai ragazzi durante l’incontro tenuto presso il liceo scientifico “Leonardo” di Brescia, la richiesta di ogni singolo ragazzo era indirizzata a sapere come si vive in carcere, cos’è il carcere e quali sono le conseguenze a livello personale che il carcere può lasciare; le risposte sono state varie anche se tutte sapevano di sofferenza.

Sì, perché il carcere per me è sofferenza, è solitudine, è un completo isolamento dal mondo esterno e una lacerante lontananza da famigliari e persone care. Il carcere è un foglio sporco d’inchiostro strappato a metà, è un luogo dove cerchi fiori sul cemento e un po’ di verde su cui camminare, è un luogo privo di colori, dove cerchi risposte senza porgere domande, dove cerchi sorrisi tra un mare di lacrime annegando nella comune sofferenza, il carcere è un luogo che gli uccellini sorvolano impauriti, è una battaglia persa per tutti, è un luogo buio e dimenticato, dove timidamente solo il sole, filtrando tra le sbarre, sembra avere il coraggio di entrare, il carcere è un luogo dove esistono abbracci e dove le lancette sembrano fermarsi, dove i capelli si sporcano di bianco, il carcere è sofferenza.

Poi esistono loro, persone che ti offrono un sorriso gratuito, che ti accolgono, ti ascoltano, persone che quotidianamente attraversano i cancelli portando con sé una carezza e un po’ di speranza. I volontari per noi detenuti sono colori e grandi prati fioriti, sono attimi di un po’ di speranza. I volontari sono il domani.

Aver avuto la possibilità di condividere un’esperienza al loro fianco, con l’obbiettivo di offrire un consiglio, è stato per me motivo di grande orgoglio, poter raccontarmi e raccontare cosa rappresenta il carcere a ragazzi che stanno lasciando un’impronta sul sentiero che li condurrà verso un domani difficile e pieno di responsabilità, quasi come fossi una amico piuttosto che un fratello maggiore, è stato per me un ulteriore passo verso l’allontanamento da un passato che, da tempo, non sento più mio.

Grazie a tutte le persone che hanno dato la possibilità di esserci, perché è stata un’esperienza da cui esco decisamente arricchito, nella completa consapevolezza che, aprendo le porte delle prigioni che uno si porta dentro, tendendo una mano o semplicemente offrendo un piccolo aiuto, si aiuta in primis se stessi, rendendo il carcere un luogo di riflessione prima e di un domani sicuramente migliore, poi.

R.F.

Testimonianza di un permesso

Testimonianza di un permesso

Scrive un volontario:

É il mio primo accompagnamento.

Un permesso di 4 ore, viaggio compreso. La terza uscita dopo 21 anni dentro, una minuscola scheggia di un fuori agognato. B. arriva quasi trafelato all’ingresso con un piccolo regalo per il nipotino sconosciuto e uno per la famiglia.
Dopo tre quarti d’ora di viaggio e di visto in caserma arriviamo. Entriamo nella piccola sala-cucina dove si stanno ultimando i preparativi per il pranzo, dopo i necessari saluti mi metto un po’ in disparte e osservo: baci e abbracci a tutti i presenti.
Due figli visti raramente, nipoti di cui non conosce il nome e l’anziana madre, l’unico contatto con il mondo di fuori, con il mondo del “prima”, l’unica persona che da sempre, un paio di volte al mese, fa visita a questo figlio rinchiuso. É lei che dirige i preparativi per il pranzo.
É un pranzo molto buono, sembra percorso da un sottile disagio per la presenza di questo padre, zio, suocero, figlio solitamente invisibile, forse un po’ dimenticato e che ora è lì a calamitare l’attenzione e un po’ di curiosità. Una presenza che forse spiazza.
Questa situazione mi ha fatto pensare a un acquario con un tempo un po’ sospeso, dove ognuno cerca di collocarsi, dove le parole sembrano giusto il riempitivo sonoro a un silenzio di contenuti, a un imbarazzo palpabile; come se ognuno cercasse di recitare la sua parte senza riuscire a capire cosa fare, cosa dire, come muoversi. Un tempo sospeso.

Durante il viaggio di ritorno mi ha raccontato che riesce a tirare avanti perché ha deciso di non voler conoscere nulla di quello che accade fuori, di quello che accade alle sorelle, ai figli, ai nipoti, alla sua prima moglie; così riesce ad avere la testa libera, senza pensieri su cui rimuginare e che lo potrebbero preoccupare. La sua vita mi ha fatto pensare a una doppia esclusione, una subita e una scelta.
L’unico legame con il fuori, contatto con il prima, è la sua mamma, questo mi ha suscitato una grande tenerezza, una sorta di sottile cordone che lo lega alla sua origine.

GB