Al teatro di Sant’Afra una serata tra interventi e un videoclip emozionante
Carcere e rieducazione un percorso di umanità
Il mare che si perde all’orizzonte contrapposto agli spazi angusti di una cellula stilizzata, vissuta da detenuti che indossano una maschera, senza un volto, a sottolineare la perdita di umanità. Ma che allo stesso tempo racconta come questo spazio possa essere un mondo intero, in cui si manifestano paure, difficoltà ma anche speranze. Il tutto accompagnato da una musica che ti tocca il cuore. C’è tutto questo e molto altro nel videoclip «CM300» girato all’interno del carcere di Canton Mombello e proiettato ieri sera al teatro Sant’Afra in occasione dell’evento «Educare alla responsabilità: la rieducazione tra carcere e territorio limitrofo», promosso in occasione delle feste dei patroni della Confraternita dei Santi Faustino e Giovita. Prima il toccante videoclip musicale scritto e interpretato da un gruppo di detenuti con il musicoterapeuta Andrea Bui e l’educatrice Alessia Pizzocolo della Cooperativa di Bessimo, poi una tavola rotonda con ospiti illustri, moderata dal presidente della Confraternita, monsignor Maurizio Funazzi, che ha invitato tutti a riflettere su questo delicato tema.
I relatori si sono soffermati sul rapporto tra il carcere e la società, «perché affinché un detenuto possa reinserirsi nella società è fondamentale sbarazzarsi di quei pregiudizi che inevitabilmente rendono impossibile questa rinascita», ha sottolineato Caterina Vianelli, presidente dell’associazione Vol.Ca, volontariato Carcere, rimarcando «quanto i volontari siano un punto di riferimento per il percorso di risocializzazione dei detenuti: ascoltano e non giudicano, segno della misericordia di Dio».
Ma questo percorso, «come il viaggio di Dante all’Inferno prima di tornare a casa a “riveder le stelle” – ha sottolineato la presidente del Tribunale di Sorveglianza di Brescia, Monica Calì – non è soltanto un dovere, ma un diritto di tutti gli uomini. E il mio compito, come magistrato, è proprio quello di scommettere sull’umano per dare loro una possibilità, anche a fronte di un reinserimento non andato a buon fine. Perché, seguendo l’articolo 27 della Costituzione, noi abbiamo il dovere di permettere a queste persone di riappropriarsi della loro umanità, ma ovviamente ci devono mettere anche del loro». Tuttavia, le difficoltà, soprattutto nel Bresciano, sono parecchie «a partire dal sovraffollamento dei due carceri, in modo particolare di Canton Mombello – ha spiegato la direttrice Francesca Paola Lucrezi – che rende complicata la risocializzazione. Ma non dobbiamo arrenderci, ma impegnarci maggiormente». Bui, prima dell’intervento di don Adriano Santus, ex cappellano, e di don Stefano Fontana, cappellano a Canton Mombello, ha raccontato il dietro le quinte del cortometraggio, soffermandosi sulla necessità «di un cambiamento per questi esseri umani».
Tratto dal Giornale di Brescia del 09 febbraio ’24 a firma Simone Bracchi s.bracchi@giornaledibrescia.it